Otzi, un escursionista di 5000 anni fa

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Quando sentii del ritrovamento di Otzi non rimasi particolarmente interessato dalla notizia, non fino a che non si cominciò a leggere di tutti gli attrezzi, i materiali e molto altro che quest’uomo aveva con sé. Fu allora che ebbi la spinta di andare a vedere personalmente quello che un uomo di 5300 anni fa portava e come vestiva per affrontare viaggi in un ambiente rigido, ostile e pericoloso ancora oggi. Quello che ho visto al museo archeologico di Bolzano mi fa sognare ancora oggi, esperienza che consiglio a tutti coloro che amano la storia, il museo è veramente da visitare e Otzi è in grado di raccontare davvero tanto. Non voglio scrivere nulla in merito alle storie e alle possibili cause della morte di Otzi, questo potete farlo voi e troverete diverse ipotesi tutte supportate da illustri forensi.

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Io mi limiterò a qualche attrezzo e oggetti che Otzi aveva con sé e che ancora oggi fanno parte dell’attrezzatura necessaria di un moderno escursionista che deve attraversare monti e boschi. Otzi è stato ritrovato sulle Alpi Venoste ai piedi del ghiacciaio del Similaun (3213 metri sul livello del mare) al confine fra Austria ed Italia, Val Senales (Alto Adige) e Otzal (Tirolo).

Le scarpe di Otzi.

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Le scarpe che calzava sono il secondo paio di scarpe più antico mai ritrovato fino ad oggi. Le più antiche sono quelle ritrovate in una grotta armena e risalgono a 5500 anni fa. La calceologia è la scienza che si occupa dello studio delle calzature primitive e storiche. Il ricercatore Petr Hlavácek ha riprodotto una serie di repliche delle calzature di Otzi per poterne testare la funzionalità e dopo averle calzate confermò che erano comode ed indicate per lunghi cammini. Successivamente alcuni archeologi sperimentali ed alpinisti hanno testato le scarpe in condizioni estreme, le stesse del resto che accompagnavano Otzi nelle sue escursioni. I risultati furono stupefacenti. La pelle di orso che costituiva la suola, insieme all’erba che costituiva una sorta di plantare, isolava il piede da umidità e freddo; la rete o intelaiatura della scarpa, ottenuta con delle sottili strisce di corteccia di Betulla ricoperte di pelle di bovino, era sufficientemente robusta da proteggere il piede da eventuali urti; infine, la pelle di cervo conferiva comfort ed impermeabilità.

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Le caratteristiche che esse avevano stupirono a tal punto che quattro anni dopo il ritrovamento, nel 1995, un’azienda produsse delle scarpe che riproponevano la struttura delle scarpe di Otzi ed ebbero successo nel mercato.

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Il coltello.

Otzi è stato ritrovato che stringeva in mano il suo coltello. Il fodero del coltello è realizzato in robusta e leggera fibra vegetale, la foggia è identica a quella in uso ancora oggi, adatto a contenere il coltello senza clip di ritenzione e più comoda per estrarlo anche con le mani infreddolite. La lama in selce denota una lavorazione attenta e precisa con lo scopo di ottenere una lama simmetrica con due lati taglienti. Ben introdotta in un manico di legno di Frassino e fissata saldamente con sottili strisce di tendine animale che ha la caratteristica di restringersi ulteriormente una volta asciutto.

8czayojHo osservato a lungo questo coltello/pugnale. Alla sommità della manicatura vi è una treccia di tendine, questo è un espediente utilizzato ancora oggi per estrarre velocemente il coltello in ogni tipo di condizione. Basta, infatti, tirare la cordicella che pende verso il basso fuori dal fodero. Inoltre questo particolare indica che il fodero tratteneva molto bene la lama al suo interno tanto che ne garantiva l’impossibilità di uscire inavvertitamente fuori. La sua forma consentiva di poter vibrare colpi devastanti sia di punta che di taglio, anche su corpi protetti da forti pellicce.

 

L’arco.

 

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L’arco ritrovato era in legno di Tasso, non ancora terminato. Chi ha dimestichezza con l’arceria sa che il legno di Tasso è stato il materiale che ha consentito agli inglesi di realizzare l’arma che ha costituito il fiore all’occhiello dell’epoca, l’arco lungo tanto potente da poter trafiggere con le frecce scoccate scudi ed armature. Per ricavare dal legno di Tasso le caratteristiche fondamentali per ottenere un buon arco, potenza, elasticità e resistenza, è necessario arrivare al centro del tronco o di un grosso ramo, lavorandolo in maniera longitudinale. Per ricavare un arco con un diametro al centro di quattro o cinque centimetri serve un ramo grosso almeno quanto un avambraccio.

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Le frecce.

Solo due delle frecce erano complete mentre le altre, come l’arco, erano in fase di lavorazione. Quelle complete hanno un particolare che non sfugge a chi pratica il tiro con l’arco. Mi riferisco alla cocca di ritenzione, quella parte posteriore dell’asta che consente alla freccia di rimanere fissata sulla corda fino allo scoccare della freccia. Questo “piccolo” particolare permette all’arciere di impiegare molta più forza nel tendere l’arco e, quindi, di costruirne di più potenti. Otzi cacciava animali come caprioli, cervi ed anche orsi, prede/bersaglio che ingaggiava anche a più di 30 metri.

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La faretra.

La faretra in pelle di capriolo non è soltanto funzionale, è anche curata per essere piacevole esteticamente e lo dimostrano le cuciture sulla “patelletta” di protezione per le impennature delle frecce. Anche in questo oggetto Otzi ci ha stupiti. Il lungo e classico tascone di pelle di capriolo che custodisce le frecce era pensato per essere portato dietro le spalle ma, al contrario di molte faretre economiche di oggi, per toglierla non bisognava tirarla via a mo’ di mezzo zaino poiché era sufficiente slacciare con un semplice gesto il tendine che si agganciava ad una piccola protuberanza sulla parte bassa della faretra: comodo e pratico se si indossa a spalle anche l’arco ed uno zaino. Anche la “patelletta” di protezione per le cocche ricavata da piume di volatili è un particolare che si trova oggi sulle faretre artigianali da caccia di livello, fattura  e pregio superiori.

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Lo zaino. 

Otzi aveva uno zaino, di cui purtroppo è rimasta solo l’intelaiatura, che io immagino fatta in fibra vegetale, il quale conteneva quello che ancora oggi porta con sé un escursionista che affronta tragitti lunghi ed impegnativi. Un kit per il fuoco con tanto di esche ed acciarini di pirite e selce che “scriccati” producono scintille buone per attizzare il fuoco.

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L’ascia.

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L’oggetto/attrezzo che più ha mandato nel “panico” gli scienziati è stata la sua ascia realizzata in rame. Il suo ritrovamento ha effettivamente cambiato le date storiche che volevano l’età del rame più di mille anni dopo. Inizialmente era stato ipotizzato che doveva trattarsi più di un oggetto quasi simbolico, poiché il rame è un metallo che poco si presta ad utilizzi troppo “forti e intensivi”, quindi un oggetto che doveva essere più da dimostrazione di uno status. Solo grazie a professori e studenti, che si sono impegnati nella realizzazione di diverse copie ottenute con gli stessi mezzi che aveva Otzi, si è dimostrato che sapientemente usata poteva tagliare un albero di Tasso e lavorarne il legno oltre a poter essere impiegata efficacemente come arma.

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Molto altro è stato ritrovato del nostro antico escursionista, che merita di essere visto di persona insieme alla sua incredibile ed avventurosa esistenza che lo ha visto interprete di viaggi lunghi e mortali per quei tempi. Otzi ha ancora molto da dirci e lo immagino durante i suoi viaggi, le sue soste, tutto è cambiato da 5300 anni fa ma l’attrazione per la scoperta e per la natura è rimasta, è questa forse la vera eredità che l’antico escursionista ci ha lasciato.

(Le immagini sono state prese da google.)

Antony

15 pensieri riguardo “Otzi, un escursionista di 5000 anni fa

  1. Che interessante post! La figura di questo uomo mi ha sempre affascinato, già dal ritrovamento. Un mondo che si apre.
    Onestamente ciò che più mi ha intrigato sono le scarpe…incredibili.

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  2. ti racconto la storia del ritrovamento mentre spero che il forex ebreo migliori …..la mummia è stata trovata vicino al confine tra italia ed austria all’inizio si pensava fosse semplicemente un morto e quindi le autorità italiane che piuttosto che lavorare si uccidono non mandarono nessuno mentre gli austriaci mandarono dei gendarmi di confine e portarono riconoscendo che era antico il corpo in austria per studiarlo dopo che gli austriaci avevano fatto il lavoro l’italia scoprì che per qualche metro la mummia era in italia dopo 7 anni dal ritrovamento nel 1998 lo stato italiano ha chiesto indietro la mummia ed ha costruito un museo a bolzano per contenerlo ….. come dire vincono sempre gli ultimi in questa era dei pesci ma noi attendiamo l’acquario perchè è lì che non saremo più dormienti namaste

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